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  • Miriam Del Campo

Il ruolo delle emozioni nello sport

Aggiornamento: 31 ago 2023

Tutti sanno cosa è un’emozione fino a che non si chiede loro di definirla (Fehr e Russell, 1984)

L’emozione ha una difficoltà di definizione tanto che si può confondere e fondere con altri aspetti relativi al sentimento , alla motivazione, alla vigilanza (Canestrari 1990).

Possiamo però dire che le emozioni sono risposte complesse ad eventi rilevanti, caratterizzate da determinati vissuti soggettivi e da una reazione fisiologica; ciò che le distingue dagli stati d’animo, umore e sentimenti, è la forte intensità e la breve durata con cui rispondiamo allo stimolo.

Le emozioni hanno un forte impatto sulla persona in quanto producono informazioni ad altissima velocità creando o togliendo energia a seconda del contesto, della persona e degli stimoli con cui si viene a contatto. Queste informazioni elaborate dal nostro cervello producono stati di tensione corporea; basti pensare al pianto o al riso o alla rabbia come scaricano tensioni diverse nel corpo, creando empatia, aggregazione, allontanamento, socializzazione, ecc con il mondo circostante.

E’ proprio il corpo, dunque, il mittente ed il destinatario stesso delle emozioni.

E nello sport?

Visto il corpo come protagonista, le emozioni rappresentano un elemento fondamentale dello sport ed un fattore critico potenzialmente in grado di accrescere o ostacolare la prestazione individuale e di gruppo. Esperienze quali la vittoria e la sconfitta, fanno dello sport un luogo privilegiato dove imparare ad ascoltare e riconoscere le emozioni come gioia, tristezza, rabbia e paura. Le emozioni sono quindi una risorsa per la comprensione di sé e dell’altro e per il fondamento dell’azione consapevole (Hanin, 2003).

A livello fisiologico, l’attivazione dei processi neurofisiologici e quindi metabolici, muscolari, ormonali induce nell’organismo dello sportivo uno stato di Stress, accelerando i consumi energetici e di fibre nervose.

Lo stress può essere positivo, quando è fisiologico e induce un cambiamento di stato dando benessere all’organismo, o negativo quando il funzionamento di uno dei sistemi fisiologico, psicologico o sociale registra una discrepanza tra le pressioni ricevute, scompensando l’organismo e inducendo situazioni di malessere.

Sotto il profilo cognitivo ed emotivo l’eccitazione è considerata uno stress positivo in quanto allenante per la struttura cardiaca e per l’eliminazione delle tossine con conseguente produzione di endorfine. Le emozioni conseguenti sono di benessere e di felicità.

A livello agonistico, invece, la situazione cambia in quanto esistono pressioni ambientali e di risultato che stressano l’atleta togliendogli lucidità e sottoponendolo a stress negativo e caduta prestazionale. La tensione prestativa si traduce in ansia agonistica o apatia.

Per questo l’allenamento di un atleta deve sempre essere commisurato con il livello di competenza e le difficoltà richieste dalla situazione. Fondamentale diviene quindi l’analisi delle emozioni, non più solo attribuendogli una valenza positiva e negativa, ma valutando in che misura queste possono essere funzionali, in un determinato atleta, per ottenere buone prestazioni.

Esistono programmi specifici di allenamento mentale che permettono di gestire le emozioni, allentare le tensioni e avere una mente lucida, focalizzata e determinata verso l’obiettivo che si intende raggiungere.


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